Darla gratis

Una nottata al bar mi frutta poco più di cinquanta euro comprese le mance. Mi vanno bene in attesa di un lavoro migliore. E’ una cosa che faccio nei week end, per arrotondare o come in questo caso per tenermi a galla.

Per lavorare in un bar devi essere brava, gradevole, gentile con il capo. Perchè se c’è un capo devi essere sempre gentile con lui. Gentilezza non sta per disponibilità. Significa gentilezza e basta. Significa stare nelle sue grazie, gratificarlo in qualche modo.
Il capo del mio part time precario da cameriera non è una cattiva persona ma
come tanti uomini mi tratta come se fossi una cosa che gli appartiene. Perciò da un lato mi fa sentire protetta perchè interviene nel caso in cui qualche cliente fa il polipone e dall’altro mi rimprovera davanti a tutti se non ho portato sei birre in perpendicolo ad altrettante persone. Perchè per fare certi lavori bisogna essere equilibriste. Altrochè.
Quando il capo mi mette una mano sulla spalla prendendosi delle confidenze che non gli ho mai concesso è perfino paterno. Poi cambia sguardo, credo per schizofrenia intrinseca dei titolari di bar, e mi comunica che c’è ancora la toilette da lavare.
Avete mai pulito una toilette alla fine di una serata in cui c’è gente che beve e inevitabilmente vomita?
Qual è l’aspetto positivo? Che in queste serate conosco un sacco di gente e il lavoro certe volte viene così. Se me ne sto chiusa in casa ad aspettare la mia occasione  non risolvo molto. Mi deprimo e basta. Bisogna esibire la mercanzia perchè qualcuno voglia comprarla. Perchè siamo tutte in vendita in un modo o nell’altro.
Ieri notte, per esempio, ho conosciuto un tale. Mi ha detto che mi chiamerà per propormi qualcosa. Ho già detto che se si tratta di sesso non se ne parla. Io la do via gratis. Solo se mi piace.
Staremo a vedere.