giovedì 24 marzo 2011

I principi della bioarchitettura

Il  concetto di bioarchitettura nasce verso al fine degli anni Settanta,
quando, in seguito alla crisi energetica del 1973, in Germania si
cominciano a studiare metodi per vivere in modo ecocompatibile e
all’insegna del risparmio energetico. Gli edifici a risparmio energetico,
 come pure molti altri tipi di provvedimenti di cui si parla molto negli
 ultimi tempi, non sono che il risultato di quegli primi studi, che nel
corso dei decenni sono andati approfondendosi.
Uno dei primi campi di studio della bioarchitettura, che può essere definita come la
disciplina che si occupa di costruire cercando di mantenere l’equilibrio
 tra benessere delle persone e salute della natura circostante, ha
riguardato le
fonti energetiche alternative al petrolio, quali l’energia
 solare. I primi esempi di bioarchitettura, comparsi in Europa e negli
Stati Uniti negli anni Ottanta, mostravano già una nuova tendenza a
cercare nuovi sistemi sia per produrre energia che per non disperderla.
Con gli anni questa tendenza e gli studi in questo settore sono andati
sempre più approfondendosi, in concomitanza con l’aggravarsi dei
problemi ambientali, che sono sotto gli occhi di tutti ma che sembrano
quasi impossibili da risolversi. Termini quali isolamento termico delle pareti esterne,
 ombreggiamento, deumidificazione, illuminazione naturale e molti altri
sono entrati a far parte del vocabolario dell’architettura e
dell’edilizia, e hanno cominciato a contraddistinguere nuovi tipi di
case ed edifici.

Le scelte della bioarchitettura riguardano
diversi settori, da quello dei materiali di costruzione a quello della
progettazione, dalla ricerca di fonti di energia all’isolamento degli
edifici. Per quanto riguarda i materiali di costruzione, l’obiettivo
della bioarchitettura è quello di utilizzare materiali ad elevato
rendimento, costi contenuti e, naturalmente, basso impatto ambientale.
Ciò si traduce nel tentativo di evitare materiali che possano essere
dannosi per la salute, come vernici e colle chimiche, per sostituirli
con materiali naturali. Scegliere i materiali in bioarchitettura
significa anche limitare l’uso delle risorse durante il processo
costruttivo, magari usando materiali riciclati o leggeri, e quindi più
facilmente trasportabili. Per quanto riguarda la fase di progettazione,
la bioarchitettura presta molta attenzione all’impatto ambientale,
cercando di non alterare troppo l’habitat nel quale l’edificio andrà ad
inserirsi. Innanzitutto, i bioarchitetti devono considerare
l’orientamento e la localizzazione dell’edificio, per sfruttare al
meglio la luce e altri fattori atmosferici. In secondo luogo, il green
building si pone l’obiettivo di mantenere le caratteristiche naturali
del luogo in cui va a inserirsi, concentrandosi anche sulla
progettazione del paesaggio. Per quanto riguarda le fonti di energia,
inutile dire che gli edifici ecocompatibili sono all’insegna del
risparmio energetico. Ciò significa innanzitutto una maggiore attenzione
 verso le fonti di energia alternative e rinnovabili (in questo senso un
 ruolo significativo è giocato dai pannelli solari e fotovoltaici), ma
implica anche la tendenza ad utilizzare elettrodomestici che consumino
meno e a studiare dei metodi per non disperdere l’energia. A questo
proposito, è molto utile coibentare le pareti
 e isolare termicamente gli edifici, grazie a dei serramenti e a dei
muri speciali che permettano di non disperdere il calore e, di
conseguenza, di limitare l’utilizzo di condizionatori e di impianti di
riscaldamento, che contribuiscono in modo notevole all’inquinamento
atmosferico.

Se seguissimo tutti questi ed altri principi della
bioarchitettura, i vantaggi non solo per l’ambiente, ma anche per il
nostro benessere e per il nostro portafoglio sarebbero di sicuro
numerosi.


Informazioni sull'Autore


Articolo a cura di Francesca Tessarollo
Prima Posizione Srl

Fonte: Article-Marketing.it


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